Articolo, 19 Marzo 2011
Uscire da sé, sperare, aprirsi verso l’alto: per fare canestro è giocoforza. Pallacanestro, sport che fa squadra, fa gruppo; sport che tende al cielo e fa punto in alto… La metafora funziona per la vita, specie quando a proporla è un professionista della pallacanestro, uno abituato ad allenare la serie A. Marco Calamai questo sguardo e questa passione li ha portati con sé anche quando – sedici anni fa – ha iniziato a lavorare con i disabili mentali; o, meglio, a costruire squadre miste, dove i disabili giocano con normodotati. E il beneficio ricade su tutti: “Non credo a chi dice che i nostri adolescenti sono sfaticati – dice – perché quando vedono la verità di un impegno, ci stanno; e l’interazione diventa a doppio binario, una ricchezza educativa che plasma giovani diversi”.La tavola rotonda, promossa sabato 19 all’interno del Convegno nazionale Catechesi e Disabilità (Osimo, 18-20 marzo), è seguita con attenzione dai 150 partecipanti.