“Il servizio della Chiesa ai malati e a coloro che se ne prendono cura deve continuare con sempre rinnovato vigore, in fedeltà al mandato del Signore e seguendo l’esempio molto eloquente del suo Fondatore e Maestro”: così papa Francesco nel Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà l’11 febbraio 2018.
Il tema della Giornata, ci ricorda il Papa “ci è dato dalle parole che Gesù, innalzato sulla croce, rivolge a sua madre Maria e a Giovanni: «“Ecco tuo figlio … Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,26-27)”. Parole che “illuminano profondamente il mistero della Croce” laddove “danno origine alla vocazione materna di Maria nei confronti di tutta l’umanità” e nel discepolo Giovanni, l’amato individuano “la Chiesa, popolo messianico” che “deve riconoscere Maria come propria madre” accogliendola e contemplando “in lei il modello del discepolato e anche la vocazione materna che Gesù le ha affidato, con le preoccupazioni e i progetti che ciò comporta”.
“Come Maria”, scrive Francesco, “i discepoli sono chiamati a prendersi cura gli uni degli altri, ma non solo. Essi sanno che il cuore di Gesù è aperto a tutti, senza esclusioni”. Così, “questa vocazione materna della Chiesa verso le persone bisognose e i malati si è concretizzata, nella sua storia bimillenaria, in una ricchissima serie di iniziative a favore dei malati”, perché “ovunque essa cerca di curare, anche quando non è in grado di guarire”.
Il Papa invita gli ospedali cattolici a preservarsi “dal rischio dell’aziendalismo, che in tutto il mondo cerca di far entrare la cura della salute nell’ambito del mercato, finendo per scartare i poveri. L’intelligenza organizzativa e la carità esigono piuttosto che la persona del malato venga rispettata nella sua dignità e mantenuta sempre al centro del processo di cura”.
“Gesù ha lasciato in dono alla Chiesa la sua potenza guaritrice – commenta –. Al dono di Gesù corrisponde il compito della Chiesa, la quale sa che deve portare sui malati lo stesso sguardo ricco di tenerezza e compassione del suo Signore”, pertanto “medici e infermieri, sacerdoti, consacrati e volontari, familiari e tutti coloro che si impegnano nella cura dei malati, partecipano a questa missione ecclesiale”.