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lunedì 27 Maggio 2024

Ufficio delle letture

SANT’AGOSTINO DI CANTERBURY, VESCOVO - MEMORIA FACOLTATIVA
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Frumento di Cristo noi siamo,
cresciuti nel sole di Dio,
nell'acqua del fonte impastati,
segnati dal crisma divino.
In pane trasformaci, o Padre,
per il sacramento di pace:
un Pane, uno Spirito, un Corpo,
la Chiesa una-santa, o Signore.
O Cristo, pastore glorioso,
a te la potenza e l'onore
col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.

1 ant.
Buono è Dio con i giusti
           e i puri di cuore.
SALMO 72    Perché il giusto soffre
 
Beato colui che non si scandalizza di me
(Mt 11, 6).


I    (1-12)
Quanto è buono Dio con i giusti, *
   con gli uomini dal cuore puro!
Per poco non inciampavano i miei piedi, *
   per un nulla vacillavano i miei passi,
perché ho invidiato i prepotenti, *
   vedendo la prosperità dei malvagi.
Non c’è sofferenza per essi, *
   sano e pasciuto è il loro corpo.
Non conoscono l’affanno dei mortali *
   e non sono colpiti come gli altri uomini.
Dell’orgoglio si fanno una collana *
   e la violenza è il loro vestito.
Esce l’iniquità dal loro grasso, *
   dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
Scherniscono e parlano con malizia, *
   minacciano dall’alto con prepotenza.
Levano la loro bocca fino al cielo *
   e la loro lingua percorre la terra.
Perciò seggono in alto, *
   non li raggiunge la piena delle acque.
Dicono: «Come può saperlo Dio? *
   C’è forse conoscenza nell’Altissimo?».
Ecco, questi sono gli empi: *
   sempre tranquilli, ammassano ricchezze.

1 ant.
Buono è Dio con i giusti
           e i puri di cuore.
2 ant.
I malvagi, che oggi ridono,
          domani piangeranno.
II    (13-20)
Invano dunque ho conservato puro il mio cuore *
   e ho lavato nell’innocenza le mie mani,
poiché sono colpito tutto il giorno, *
   e la mia pena si rinnova ogni mattina.
Se avessi detto: «Parlerò come loro», *
   avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
Riflettevo per comprendere: *
   ma fu arduo agli occhi miei,
finché non entrai nel santuario di Dio *
   e compresi qual è la loro fine.
Ecco, li poni in luoghi scivolosi, *
   li fai precipitare in rovina.
Come sono distrutti in un istante, *
   sono finiti, periscono di spavento!
Come un sogno al risveglio, Signore, *
   quando sorgi, fai svanire la loro immagine.
2 ant.
I malvagi, che oggi ridono,
          domani piangeranno.
3 ant.
Chi si allontana da te perisce:
          mio bene è stare vicino a Dio.
III    (21-28)
Quando si agitava il mio cuore *
   e nell’intimo mi tormentavo,
io ero stolto e non capivo, *
   davanti a te stavo come una bestia.
Ma io sono con te sempre: *
   tu mi hai preso per la mano destra.
Mi guiderai con il tuo consiglio *
   e poi mi accoglierai nella tua gloria.
Chi altri avrò per me in cielo? *
   Fuori di te nulla bramo sulla terra.
Vengono meno la mia carne e il mio cuore; †
   ma la roccia del mio cuore è Dio, *
   è Dio la mia sorte per sempre.
Ecco, perirà chi da te si allontana, *
   tu distruggi chiunque ti è infedele.
Il mio bene è stare vicino a Dio: *
   nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere *
   presso le porte della città di Sion.
3 ant.
Chi si allontana da te perisce:
          mio bene è stare vicino a Dio.
V.
Dolci al mio palato le tue parole, Signore,

R.
più che il miele alla mia bocca.
PRIMA LETTURA

​Dal libro di Giobbe
2, 1-13

Giobbe, tutto ricoperto di piaghe,
è visitato dagli amici

   Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa». Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancora saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo». Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
   Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!». Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?».
   In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
   Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e a consolarlo. Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.
 
RESPONSORIO                            Sal 37, 2. 3. 4. 12
R.
Signore, non castigarmi nel tuo sdegno. Le tue
frecce mi hanno trafitto;
*
per il tuo sdegno non c’è
in me nulla di sano.

V.
Gli amici si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini
stanno a distanza;

R.
per il tuo sdegno non c’è in me nulla di sano.
SECONDA LETTURA
Dalle «Lettere» di san Gregorio Magno, papa
(Lib. 9, 36; MGH, Epistolæ, 2, 305-306)
La nazione degli Angli
è stata illuminata dalla luce della fede
   «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14), perché il chicco di grano cadendo nella terra è morto, perché non regnasse da solo in cielo colui per la cui morte viviamo e dalla cui debolezza siamo fortificati e dalla cui sofferenza siamo sottratti alla sofferenza. Per amore di lui noi cerchiamo in Britannia dei fratelli che non conosciamo, e per suo dono abbiamo trovato coloro che cercavamo senza conoscerli.
   Chi mai potrebbe dire quanta letizia sia venuta nel cuore di tutti i fedeli, dal fatto che la nazione degli Angli, per opera della grazia di Dio onnipotente e per le tue fatiche, o fratello, abbia scacciato le tenebre dell’errore e sia stata illuminata dalla luce della santa fede? Rinnovata nell’anima, essa cal- pesta ormai gli idoli, ai quali prima era sottomessa con insana paura. Si prostra con cuore puro a Dio onnipotente. Viene trattenuta dalle cadute nel male dalle norme della santa predicazione, si sottomette di cuore ai comandamenti di Dio per elevarsi nella comprensione di lui. Si umilia fino a terra nella preghiera, per non giacere a terra con il suo spirito. Di chi è opera tutto questo, se non di colui che dice: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero»? (Gv 5, 17).
   Egli, per dimostrare che il mondo si converte non per la sapienza degli uomini ma per la sua potenza, scelse come suoi predicatori, da mandare per il mondo, uomini illetterati. Anche ora ha fatto la stessa cosa, degnandosi di compiere verso la nazione degli Angli cose meravigliose per mezzo di deboli creature. Ma è proprio per questo dono del cielo, fratello carissimo, che insieme a una grande gioia si deve avere un grandissimo timore.
   So bene che Dio onnipotente per mezzo tuo, mio caro, compie strepitosi miracoli tra codesto popolo che volle scegliersi. È perciò necessario che di questo medesimo dono del cielo tu goda con timore, e sii timoroso pur nella gioia. Gioisci perché le anime degli Angli con i miracoli esterni sono attratte alla grazia interiore. Temi perché, tra i prodigi che avvengono, l’animo debole non insu- perbisca presumendo di sé; e, mentre esteriormente viene onorato, non cada interiormente per la vanagloria.
   Dobbiamo infatti ricordare che i discepoli, ritor- nando pieni di gioia dalla predicazione, mentre dicevano al Maestro celeste: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome» (Lc 10, 17), subito si sono sentiti rispondere: «Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10, 20).
 
RESPONSORIO       Fil 3, 17; 4, 9; 1 Cor 1, 10
R.
Fatevi miei imitatori: ciò che avete imparato,
ricevuto, ascoltato e veduto in me, questo dovete
fare.
*
E il Dio della pace sarà con voi.

V.
Vi esorto, per il nome del Signore nostro Gesù
Cristo, ad essere unanimi nel parlare.

R.
E il Dio della pace sarà con voi.
ORAZIONE
   O Dio, che hai chiamato al vangelo i popoli dell’Inghilterra con la predicazione missionaria del santo vescovo Agostino, fa’ che il seme delle sue fatiche apostoliche dia frutti di perenne fecondità nella tua Chiesa. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.

Memoria facoltativa

SANT’AGOSTINO DI CANTERBURY, VESCOVO - MEMORIA FACOLTATIVA