Omelia di S.Em.za Card. Angelo Bagnasco – Veglia Pasquale, 23 aprile 2011

Omelia di S.Em.za Card. Angelo Bagnasco - Veglia Pasquale, 23 aprile 2011
Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore,
nel cuore di questa santissima notte, vogliamo attraversare i millenni per vedere più da vicino – con gli occhi della fede – il momento conclusivo della vita di Cristo: Giuseppe d’Arimatea, scrive il Vangelo, “preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova (…) Rotolata poi un gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò” (Mt 27, 59-60). Il pianto composto di Maria, la Madre di Dio, delle donne che lo avevano seguito sulla via del Calvario, di Giovanni… tutto vogliamo che rimanga dentro di noi: il gesto pietoso della sepoltura era come un’ombra nera sull’anima del mondo: tutto era finito per sempre, e l’oscurità della tomba inghiottiva la luce. Quella grande pietra, fatta rotolare perché sigillasse per sempre le viscere della terra, ci procura un brivido, quasi una sentenza perentoria e inappellabile. Quella pietra tombale rappresenta il peso e la durezza della insensibilità del mondo davanti alla luce: Dio è venuto nel tempo per illuminarlo con il suo amore, per liberare la libertà malata degli uomini. Ed è stato sepolto sotto ad una grande pietra. La storia non è mai finita, si ripete cambiando modalità e tempi, ma rimane uguale per alcuni aspetti di fondo. Perché questo? Non potrà mai esserci un effettivo crescere del bene, della vera civiltà, di una umanità nuova e migliore? Siamo condannati ad un eterno e pesante ritorno delle cose? A rimanere sempre uguali, impossibilitati di vedere un mondo nuovo? Noi crediamo che non sia questa la situazione dell’uomo, ma non possiamo non prendere in considerazione seria quella grande pietra. Essa rappresenta il peso della nostra storia interiore, la fatica di ogni uomo a scrivere la sua personale e irripetibile vicenda, a prendere posizione davanti a Cristo. Quando l’uomo pretende di fare a meno di Dio per costruire se stesso, quando diventa indifferente alla sofferenza altrui, quando concepisce la propria libertà come un assoluto capriccioso ed egoista, quando non riconosce di essere una creatura che dipende dal Creatore, quando la società e la cultura si pensano come la fonte della morale, quando ciò che conta è solo il benessere individuale e immediato…allora quella pietra prende volto contro Cristo e vorrebbe schiacciarne la voce nell’oscurità della terra. Ma quella pietra, minacciosa e greve quanto la durezza del mondo, ha dovuto cedere il passo alla vita. Non ha potuto segregare la luce, non ha potuto resistere all’amore. Potremmo dire che è stata sciolta dal suo calore. 

S. Em. Card. Angelo Bagnasco

23 Aprile 2011

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