Viene spontaneo leggere le pagine scritturistiche di oggi con le lenti del tema del convegno, senza peraltro il timore di forzature, poiché è lo stesso motivo a collegare le une e l’altro, e cioè la maturità nella fede e l’accompagnamento all’esperienza credente.
Ascoltando la pagina del Vangelo (Mc 3,1-6) viene da chiedersi se sia più grave la paralisi che colpisce la mano dell’uomo invitato da Gesù ad alzarsi (risorgere) e a mettersi al centro della sinagoga o quella dei presenti induriti nel cuore dal legalismo farisaico. L’accostamento tra le due forme di paralisi illumina la nostra condizione minacciata da religiosità formalistica, più difficile da guarire di un’infermità fisica, anzi tentata di irrigidirsi nel rifiuto e perfino nel fanatismo violento. L’incontro con Gesù ha il potere di scioglierle entrambe, purché trovi disponibilità e docilità. Il Vangelo decanta, così, la forza umanizzante della fede. Riconoscere Gesù, ascoltarlo, assecondarlo, aderire, seguirlo salva perché restituisce a un’umanità risanata. Credere in lui è via di pienezza di vita. …
S.E. Mons. Mariano Crociata