Comunicato della Presidenza della C.E.I. sulla Dichiarazione «Persona humana»

Comunicato della Presidenza della C.E.I. sulla Dichiarazione «Persona humana»

La Presidenza della C.E.I., rendendosi interprete dei sentimenti dell'Episcopato e dei cattolici d'Italia, desidera esprimere al Santo Padre Paolo VI la gratitudine comune per la Dichiarazione circa alcuni problemi di etica sessuale, emanata dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Infatti, data la diffusione nel popolo cristiano di opinioni largamente permissive in materia di etica sessuale, molto opportunamente la Dichiarazione viene a togliere dubbi e incertezze che turbavano non pochi sacerdoti e fedeli, riaffermando il costante insegnamento della Chiesa, pur con spirito di pastorale comprensione per le difficoltà che oggi incontrano coloro che vogliono rimanere fedeli alla dottrina del Vangelo.
In un tempo come il nostro, in cui da molte parti si invoca un'assoluta libertà da ogni vincolo morale, la Chiesa, sfidando l'impopolarità, ha ritenuto suo dovere di annunziare nella sua integrità il messaggio della morale cristiana che, attraverso il sacrificio e il dominio di sé, conduce l'uomo alla vera libertà. È un motivo di fierezza questo coraggio della Chiesa, che non si lascia intimorire da campagne ideologiche avverse, né si lascia condizionare da mode devianti di costume.
Ci si deve rammaricare, tuttavia, che la Dichiarazione sia stata accolta negativamente da alcuni settori dell'opinione pubblica. Certo, non stupisce che la Chiesa e la dottrina di Cristo siano ancora una volta «segno di contraddizione». Ma la natura delle accuse rivolte al Magistero della Chiesa mostra quanto sia profonda e diffusa nel Paese la perdita dei valori cristiani e come stiano rinascendo forme aspre e violente di polemica antiecclesiale che sembravano definitivamente scomparse.
È ingiusto accusare la Chiesa di voler conservare vecchi tabù, di essere ipocrita e malata di sessuofobia, di mettersi contro la gioia e la vita e di non comprendere il contesto culturale moderno. Tutto ciò non rispecchia in alcun modo né la verità storica, né l'intenzione profonda della Chiesa, né la sua sollecitudine per essere fermento costruttivo e coscienza critica nello sviluppo progressivo della convivenza umana. Non da oggi, infatti, la Chiesa insegna che il corpo umano è creato da Dio e che quindi la sessualità costituisce un valore positivo: Cristo ha elevato l'amore umano, in cui la componente sessuale è essenziale, a simbolo del suo amore per la Chiesa. Certo, il sesso, al pari di ogni altro impulso vitale dell'uomo, va integrato nell'unità della persona umana, alla cui perfezione deve servire. Ma è proprio la dignità della persona umana ad esigere la severa ascesi della morale sessuale. La Chiesa riaffermandone i principi fondamentali, perciò, non solo rende una testimonianza di fedeltà al Vangelo, ma anche un servizio reale alla promozione dell'uomo, nel suo valore personale e nel suo rapporto comunitario.
In un momento grave di crisi morale, in cui l'erotismo, la pornografia e la mercificazione consumistica della sessualità dilagano nel Paese, i Vescovi esortano sacerdoti e fedeli ad accogliere con gratitudine e con rinnovato impegno pastorale gli orientamenti e l'insegnamento contenuti nella Dichiarazione, fiduciosi nell'aiuto immancabile della grazia divina, nel consenso stesso della ragione e nel risveglio della coscienza cristiana.
 
Roma, 21 gennaio 1976
 
 

PRESIDENZA DELLA CEI

21 Gennaio 1976

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