“Siamo venuti a Madrid per testimoniare che la fede non è tristezza, ma festa, perché abbiamo incontrato Chi ha saputo leggere il nostro cuore colmandolo di Assoluto; siamo venuti per dirci e dire che il tempo in cui ci è dato di vivere non è abbandonato al non senso, ma permeato della Presenza di Misericordia di Cristo; siamo venuti per assumerci, oggi, quella Croce che è la sconfitta della pretesa assurda di essere felici da soli, ignorando le agonie dei fratelli”.
Mons. Pietro Santoro ha declinato ai giovani, con le ragioni della partecipazione, quelle del ritorno. Ha invitato a valorizzare l’esperienza comunitaria, fino a “contemplare il Volto del Signore nel volto degli altri giovani, che camminano nell’unica strada percorribile senza cadere nel vuoto: la fedeltà al Vangelo”. A tali condizioni, i credenti si riscoprono innanzitutto “profeti di una storia che, ripartendo dalle attese dei giovani, sa scommettere sul riconoscimento della dignità di ogni uomo e di tutto l’uomo” e, quindi, disponibili a consegnare la loro “passione alla Chiesa, spazio di libertà e di verità non manipolate”. E’ proprio la Chiesa, ha sottolineato il Vescovo, il luogo in cui la comunione si rende visibile, “ nella speranza che diventi reale progettualità di servizio”.
Il Vescovo ha stimolato i giovani a non concepirsi mai come “merce”, ma ad aver “cara quella libertà che Cristo ha voluto acquistare con il prezzo del Suo sangue”; a non farsi, perciò, ingannare dai “venditori di illusioni”, per essere invece “portatori di una cultura – quella delle Beatitudini –
che può cambiare la storia”.
Il ritorno a casa – ha concluso il Vescovo – coinciderà allora con una rinnovata disponibilità al proprio Pastore, perché, additandoci il “concorde impegno di costruzione del Regno, continui ad offrirci un cristianesimo radicale e a scuoterci dalla tentazione del sonno e della latitanza”.