Poi, d’improvviso, tutto cambia: l’amicizia con un sacerdote, la scelta di entrare in seminario, la fede che si fa incontro personale d’amore. E i piani di Dio “cominciano a ridisegnare una strada”.
“La fede è un dono, il credere è una decisione” continua l’Arcivescovo puntando dritto al cuore del problema. “La fede va curata e nutrita” perché oggi “siamo dentro una grande tentazione, quella di fare a meno di Dio”.
La chiama “nebbia etica” il Prelato, chiarendo il concetto ”Dio c’è o non c’è è uguale, tanto non serve”. E’ il dramma dei giorni nostri. “Per alcuni Cristo è un fenomeno per bambini, per altri è un talismano, per altri è una specie di guru, un maestro di yoga, una buona persona”. Da qui la domanda impellente rivolta ai giovani, “Chi è Cristo per me?”, e l’appello che esige una risposta “tu ragazzo, tu uomo, tu donna, bisogna che ti metti davanti a Lui” perché “prima o poi Gesù Cristo vi busserà, anzi vi ribusserà”.
“Voi siete nel tempo della decisione” afferma rivolgendosi a quei giovani che continuamente lo interrompono con fragorosi applausi, “da grande che farò?” o meglio “da grande chi sarò? su chi fonderò la mia identità?”. Parola forte, identità, oggigiorno, eppure da questa occorre ripartire, con la salda decisione di volersi conformare a Cristo. “Occorre superare la tentazione di modellare Cristo su me, ma al contrario io devo modellarmi su Lui” afferma il Catechista.
E definisce il suo intervento proprio una “catechesi della decisione” l’Arcivescovo, sottolineando così la convinzione che ogni persona deve necessariamente mettere nella propria vita spirituale: “siate fieri della vostra fede!”, sprona, “mettete la vostra vita al servizio di Qualcuno”, “Cristo si è fatto carne”, “dimostra che di Lui hai fatto una scelta di vita”.
Costruire con Dio un rapporto d’amore, questo è il messaggio. “Ricominciamo allora a ritrovare intimità e riascoltare le parole del cuore”, spiega il Monsignore, perché “due che si amano stanno nell’intimità del cuore, si custodiscono, si rispettano”.
Si parte, allora, dall’amore concreto per la Santa Eucarestia. “La prima cosa è mangiare e bere di Lui: l’Eucarestia”, spiega l’Arcivescovo incoraggiando i giovani, “non mancate mai alla Messa domenicale. Sia per voi un appuntamento imperdibile”.
“Ma come fare oggi a mantenere la fierezza di essere cristiani?”, domanda Davide, un giovane di Pinerolo a catechesi conclusa, “voi sarete i soggetti che dovranno dialogare con religioni e culture diverse” risponde il Vescovo “per parlare con i musulmani io non posso abdicare alla mia identità, non posso rinunciare alla fierezza della mia identità”, e conclude, “la fierezza è dire, sono cristiano!”.
A Feliz che chiede “come sono oggi le porte della Chiesa? poco aperte, molto aperte, troppo aperte?”, mons. Menichelli risponde, “La Chiesa deve avere le porte aperte, che sono come il cuore di Cristo, tutti possono entrare”, con la precisazione che “chi entra, deve entrare nella mentalità del Vangelo, che è una mentalità di fierezza, di gioia, di libertà”.