Sua Em.za Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI, ha presieduto il 1° luglio 2010 a Stresa la Santa Messa in occasione della Festa della Città e in onore del Beato Antonio Rosmini. L’esperienza di Rosmini suggerisce un’ulteriore condizione per colui che crede, pensa e dialoga: l’umiltà. La sua vicenda è stata segnata anche da sofferenze e umiliazioni non piccole proprio da parte di coloro che egli amava nella fede. Attesta una umiltà profonda che si tradusse nella più completa obbedienza d’amore. Tutto accettò con fiducia, fino al pieno riconoscimento dei suoi scritti, tanto da far esclamare a Pio IX: “Sia lodato Iddio, che manda di quando in quando di questi uomini per il bene della sua Chiesa”. Sappiamo, ha aggiunto il Presidente della CEI, “che l’umiltà di Rosmini non nasceva da una scarsa consapevolezza di sé, ma da una vita che aveva un centro e da quel centro non si mosse mai, neppure nelle circostanze più difficili: il centro era Gesù, la consapevolezza che Lui guidava la sua vita sempre, anche quando i sentieri apparivano incomprensibili e tortuosi. Se nella vita di un uomo vi è un centro, allora si stabilisce una gerarchia di valori, di peso, di importanza; allora l’anima vive di quel centro. Se poi il centro non è teorico, un’idea o un valore astratto, ma la persona di Dio, allora il cuore può anche sanguinare ma la pace dimora nell’anima: “Il pensiero che tutto ciò che accade è volontà di Dio, è così dolce che basta da sé solo a renderci pienamente tranquilli e contenti. Io non posso finire di ringraziare il Signore…”. La vicenda del profeta Amos, che abbiamo appena ascoltata, ci ricorda questo modus vivendi che dovrebbe essere proprio di ogni cristiano: in mezzo a difficoltà gravi, il profeta sta nella pace, certo che Dio lo tiene nelle sue mani”.