Eccellenza
Cari Fratelli e sorelle nel Signore
È motivo di gioia, nell’imminenza del Santo Natale, pregare insieme a voi, che avete dal popolo l’onore e il dovere di servire il Paese. Tale compito richiede competenza, onestà morale, sacrificio.
L’anno Santo della Misericordia, che il Santo Padre Francesco ha indetto per tutta la Chiesa, è motivo di riflessione, di preghiera e di conversione per ogni singolo cristiano, così da poter contagiare al meglio ogni dovere, nella Chiesa come nella società civile, nella famiglia come nell’ampio mondo del lavoro e nella politica.
La Sacra Scrittura, per parlare della misericordia di Dio, usa diverse parole che rivelano degli aspetti utili per cogliere la bellezza e la concretezza della misericordia che, in sé, non è altro che l’amore di Dio per gli uomini.
Il termine biblico “hesed” descrive la misericordia divina come “fedeltà”: Dio ha stabilito un patto con l’antico Israele e – nonostante ripensamenti e tradimenti del popolo – il Signore resta fedele alla sua parola di alleanza e d’amore. L’assoluta fedeltà di Dio all’uomo deve destare in noi un senso di stabilità e di fiducia: sapere che possiamo contare sempre e comunque sull’amore di qualcuno – ma soprattutto di Dio – genera sicurezza, vince lo smarrimento, quel senso di liquidità così diffuso e opprimente oggi. Che cosa dice alla politica? Dice che essa deve essere affidabile per i cittadini, altrimenti si espande uno spirito di sfiducia verso chi li rappresenta e – ciò che sarebbe peggio – verso le stesse istituzioni.
Ma la Bibbia usa anche un’altra parola – “rahamin”- che rimanda, come significato, al ventre materno. Qual è il legame tra il grembo della madre e la misericordia? L’amore di Dio per l’uomo non solo è fedele, ma anche tenero e fecondo. Dio si avvicina al mondo con un amore che si manifesta nel Natale, cioè con i caratteri dell’umiltà e della discrezione; non si impone ma si propone senza arroganza e superbia. Gesù ritornerà alla fine dei tempi sulla terra in tutta la sua gloria e potenza, ma è entrato nella storia in punta di piedi: Betlemme ne è il luogo storico, e il presepe ne è la rappresentazione piena di dolcezza e di pace. Anche qui, chiediamoci che cosa ha da dire alla politica? Mi pare che solleciti l’agire politico ad essere umile, nel segno del servizio non del potere; lo sollecita a non essere supponente e arrogante, e – quanto più ha il dovere e il potere di decidere per tutti – è chiamato ad essere altamente consapevole delle difficoltà a individuare il bene comune e a perseguirlo. E’ chiamato a dire la verità sempre senza esibire se stesso.
Infine, il riferimento al grembo materno evoca che l’amore di Dio è fecondo, cioè genera vita. Tale è la vera misericordia: non un sentimentalismo fatuo, non un’emozione passeggera, non un abbraccio vuoto e inutile, ma una forza che genera vita per gli altri perché dà se stessa per gli altri. Anche qui vediamo in controluce il volto della missione politica: essa o sostiene ogni forma di vita, o produce forme di vita buona per tutti – specialmente per i poveri e deboli -, oppure è autoreferenziale. Qui entra il discorso sulla verità: per generare vita buona bisogna sapere qual è la vita buona. Essa non deriva necessariamente dal desiderio di ciascuno, ma da una visione più alta e complessiva che richiede fatica intellettuale, disinteresse personale, libertà interiore. Mi sia permesso dar voce ad una forma di vita oggi particolarmente sentita, che vogliamo deporre sull’altare; la vita dipende moltissimo dal lavoro ed esso, a sua volta, genera altra vita, fiducia e futuro.
Cari Fratelli e Sorelle, mentre affidiamo al Signore le intenzioni del nostro cuore, le nostre famiglie, le persone care, vogliamo pregare anche per il nostro amato Paese: sia esso servito con grande cuore e sacrificio, con la capacità di guardare al presente con le sue pungenti difficoltà, ma anche al futuro delle generazioni. Il Dio Bambino ci benedica, ci sostenga e ci illumini.
Cardinale Angelo Bagnasco
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana