Ancora una volta Giorgio La Pira, che fu sindaco di questa città con grande sapienza cristiana, si staglia come una figura esemplare: una guida capace di ispirare la sua vita e le sue scelte a quelle del Figlio di Dio, che è venuto per servire e non per essere servito (cfr. Mc 10,45). Così ha reso Firenze una città in grado di tessere relazioni di pace con tutte le nazioni e tra tutte le nazioni.
All’immagine del maestro-discepolo, Gesù aggiunge quella della pagliuzza e della trave: «Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6,41). L’immagine è volutamente grottesca e, mentre ci fa sorridere, ci fa anche pensare. Il tronco non solo è più grande della pagliuzza, ma è anche un impedimento a vedere l’altro per quello che è veramente.
Gesù non vieta il giudizio in sé: lui stesso più volte ha invitato a valutare quanto accade nel mondo (cfr. Mt 16,1-4). Adesso però la sua preoccupazione è un’altra: spiegare come si forma un giudizio corretto. E la sua soluzione consiste nel guardare prima se stessi e poi gli altri. Così il Signore svela l’orgoglio ottuso, di chi si sente superiore. Gli ipocriti (cfr. Lc 6,42) per il Vangelo sono coloro che, dicendosi impeccabili, ingannano gli altri nel dare un’idea sbagliata di sé e ingannano se stessi. Gesù sfida la resistenza a farsi correggere e quindi a diventare migliori: soltanto chi vede le proprie mancanze può migliorarsi; solo chi si riconosce malato può lasciarsi guarire (cfr. Mt 9,12).
Gesù chiede di passare dalla critica alla compassione, dalla compassione al perdono e dal perdono alla fraternità. Ancora una volta mi pare di riconoscere qui la fiducia che egli ci accorda: non ci dà una norma dettagliata da applicare, ma ci offre una chiave di lettura etica, certo della nostra responsabilità.
La fede, in fondo, non è etica? Non consiste forse in una esistenza fatta di scelte concrete secondo il Vangelo? La parabola evangelica ci comunica la speranza che è possibile diventare alberi buoni, che producono frutti buoni. Ecco la terza immagine: l’albero e il suo frutto.
Gesù lascia intendere come si può diventare “albero buono”: superando l’ipocrisia con l’aiuto dell’altro. In questo modo cambierò il mio cuore e riuscirò a portare frutti buoni per me e per il mondo. Nel cuore, infatti, nascono l’odio o la fraternità. Per il Vangelo, il cuore ovvero l’interiorità della persona si raggiunge grazie alle relazioni con gli altri e alle nostre stesse azioni, che ci fanno da specchio.
Nel passato questo insegnamento di Gesù ha già trovato spazio nel cuore di persone concrete come Giorgio La Pira, che sono diventate profeti di pace in un mondo che sembrava bloccato da tensioni latenti e guerre in atto. Ancora oggi la Parola di Dio rivela la speranza che cambiare il mondo sia possibile, a patto che cambi il cuore delle persone.
Possa il Mediterraneo, che è lo spazio geografico in cui il Figlio di Dio ha deciso di nascere e dove il suo Vangelo ha compiuto i primi passi, diventare una immensa cassa di risonanza di questo messaggio di fraternità.
Possano i popoli del Mediterraneo essere testimoni per il mondo intero di una pace possibile, quella che parte dal cuore convertito al Vangelo e produce scelte concrete per il bene di tutti.